icerbox Ferraresi Solitudine by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

Il comune status di creature, anzi di figli di Dio, è il perno attorno a cui ruota la nozione cristiana della fraternità, che logicamente necessita di un padre condiviso per realizzarsi. Rifiutata radicalmente tale paternità, occorreva un principio di analoga forza per dare vita a una fraternità praticabile. Su cosa appoggiarsi? Su quale fulcro archimedico far leva per innalzare una fratellanza senza padri celesti? Su questo problema lacerante gli sbandieratori di liberté, egalité, fraternité si sono incagliati e, nel tentativo di sciogliere il garbuglio, hanno finito per accantonare il terzo valore. La querelle non poteva essere risolta invocando il concetto debole e vago di cittadinanza.

Per un’interessante coincidenza della storia, la fraternità (e il suo oblio) è tornata al centro delle attenzioni degli studiosi in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese. Nel 1989 è collassato, com’è noto, il regime che aveva immaginato di fondare una nuova idea di solidarietà fraterna, questa volta sulla base della coscienza di classe. La corruzione del progetto sovietico non si era certo svelata nel momento della sua caduta. C’erano state le purghe, i gulag, la repressione politica, la censura, le carestie pianificate e tutti gli altri strumenti dell’orrore totalitario. Ma con il tracollo del socialismo reale si spezzava l’illusione di un’ideologia che aveva promesso nuove e durature forme di condivisione umana, sulle quali fondare una civiltà fraterna, giusta e rigorosamente priva di riferimenti trascendenti.

Molto è stato scritto in quegli anni sul problema della fraternità, anche sull’onda della grande riflessione sui diritti umani, ma l’inclinazione culturale prevalente – di marca liberale – ha riorientato in fretta il dibattito sui temi della libertà e dell’uguaglianza. Erano gli anni della «fine della storia», cioè del trionfo definitivo del paradigma liberale. Davanti agli uomini che stavano archiviando il secolo breve si aprivano incontrastate prospettive di prosperità e promesse di autorealizzazione.

Per uscire dal pantano della storia novecentesca, recitava l’assioma non scritto di quell’epoca, sarebbero bastate le battaglie per i diritti individuali e i movimenti politici per l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, a partire dalle minoranze che avevano subito ingiustizie indicibili ed erano in cerca di riscatto sociale. Quelle sí erano legate da legami fraternali forti, imposti però dall’appartenenza a gruppi identitari chiaramente circoscritti e animati da agende politiche ben delineate. Cosí intesa, la fraternità assomiglia di piú allo spirito di corpo della guardia nazionale benedetta da Robespierre che all’ideale universalista dei padri della rivoluzione. La questione è stata risucchiata in una dimensione individualista, salvo ricomparire in qualche occasione per iniziativa di pensatori isolati.

L’economista francese Jacques Attali se n’è occupato alla fine degli anni Novanta nel libro Fraternités, annunciando che proprio quel valore sarebbe stato al centro della «nuova utopia» degli uomini del XXI secolo. Nel libro Attali critica le tre utopie che a suo dire hanno animato la storia umana. La prima è l’utopia religiosa, che ha promesso alle società primitive l’eternità; la seconda è l’utopia della libertà, predicata sulle visioni liberali di Locke e Montesquieu, e realizzata attraverso la democrazia e l’economia di mercato; la terza,

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